GLORIA!, MA CHE SORPRESA IL FILM DI MARGHERITA VICARIO

Che davvero il cinema ibrido tra autore e commerciale sia il futuro. Che davvero sempre di più si stia creando una categoria ibrida fatta di film grandissimi (cosa è La La Land? Cinema d’autore o commerciale? E Tenet?) o anche film molto piccoli (i grandi festival sono pieni di film di genere che fanno quello che dovrebbero fare quelli d’autore), che usano tecniche da cinema d’autore su storie estremamente commerciali, quasi da B movie e viceversa, come fa Gloria!?Questa è una storia da film d’autore italiano classico: ottocento, un istituto per educande in cui le ragazze imparano la rettitudine morale tramite la religione e una blanda applicazione sulla musica (non devono mica diventare musiciste!) e la più umile di tutte, una serva, che è la più dotata ma la sua condizione la tiene in scacco. Ma questo è anche un teen movie puro con gli adulti che non capiscono i giovani, la musica come mezzo di espressione universale, con le differenti condizioni sociali e gli sberleffi all’autorità.

È di Margherita Vicario il film, ed è stato al festival di Berlino, sempre per confondere le acque. Non era improbabile che una musicista facesse un film sulla musica (anzi è semmai auspicabile che racconti qualcosa che conosce), era semmai imprevedibile che avesse questa felicità realizzativa, questa disinvoltura prima nello scrivere (con Anita Rivaroli) e poi nel dirigere un gruppo di ragazze così ben delineate (in cui c'è anche Veronica Lucchesi, di La rappresentante di lista) e senza nessun tipo di boria. Certo il film non ha una grande mano, sembra realizzato dalle maestranze, cioè corretto in tutto e per tutto ma senza un'idea visiva, senza una gran personalità quando si tratta di mettere in scena, di coordinare le scenografie, con i costumi e la fotografia per giungere qualcosa che non si limita a essere verosimile ma abbia un senso.

Gloria! però vive di altro, è standard e convenzionale in questa sua messa in scena e in questo look che lo accreditano per il mondo festivaliero, è proprio fatto per comunicare un sapore di cinema intellettuale con una mano mentre l’altra, quella della scrittura, del ritmo e del lavoro con le attrici, rimesta nelle idee più commerciali, cioè nella soddisfazione di pancia prima di quella intellettuale. Non che non ci siano idee che possono alimentare la testa, la storia è una di ribellioni difficili, di rapporti tra ragazze tra vicinanza e lontananza, tra sorellanza e rivalità, ma è chiaro che Gloria! vive della sua capacità di funzionare di getto!

Nella trama, come si conviene alle più smaccate avventure pop, accade che è proprio la più disagiata di tutte, la più vessata, povera e condannata a essere serva, quella che padroneggia il talento più lucido. A far emergere tutto quanto è un pianoforte clandestino in un’epoca in cui era uno strumento nuovo, ancora non accettato e non considerato qualcosa di buono per la musica seria, recapitato all’istituto ma nascosto e coperto perché inutile. Solo le ragazze, che di giorno suonano il violino, clandestinamente di notte si riuniscono là dove quello strumento proibito consente musica nuova. Che poi questa musica nuova sia molto parente della musica moderna pop, suoni, armonie e ritmi che niente hanno a che fare con l’ottocento, è anche meglio. È la scelta di anacronismo che domina il film e gli dà (vivaddio!) personalità.

Lo capiamo dalla prima scena in cui la più protagonista delle ragazze, Galatea Bellugi, attrice francese con esperienze italiane, vede il mondo intorno a sé fatto di fattori, galline, panni lavati e servitù a tempo di musica. Idea semplice, come lo sono quelle dei film commerciali, che tuttavia messa lì, in testa a tutto ed eseguita così bene funziona, introduce un film che non ha nessuna voglia di perdere tempo e farci perdere tempo con il realismo e gli preferisce l’astrazione.

A non funzionare semmai sono le partecipazioni illustri: Elio nella parte di un aiutante e Paolo Rossi nella parte del vero cattivo del film, il prete compositore che fa da insegnante alle ragazze e che deve realizzare un componimento in fretta per la visita del Papa. È in crisi di idee, cerca di comprare musica già fatta e finita da altri, si rifiuta di ascoltare le idee delle ragazze. È un personaggio viscido (e questo riesce bene a Paolo Rossi) ma per il resto non ha quel tipo di forza che dovrebbe avere un villain in un racconto di questo tipo, cioè non è il vero cripto protagonista. Dettagli in un'avventura così piacevole e sciocca nella maniera meno sciocca possibile.

2024-04-17T09:29:20Z dg43tfdfdgfd